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Corro da te

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Fred Flinstone
Fred Flinstone

Gianni ha quasi 50 anni e passa da un'amante all'altra, fingendo con ognuna di essere una persona diversa. Alla morte della madre si reca nella modesta casa in cui è cresciuto e incontra la vicina Alessia, che per sbaglio lo crede confinato ad una sedia a rotelle. Gianni alimenta l'equivoco perché Alessia si occupa di disabili e lui cerca di aggiungerla alla sua lista di conquiste. Ma la ragazza ha altri progetti: gli presenta la sorella Chiara, davvero paraplegica, sperando che fra i due scocchi la scintilla. Cosa che puntualmente succede anche se Gianni, che ha sempre evitato qualsiasi prossimità alle limitazioni fisiche, si auto convince che conquistare Chiara sarà un ennesimo modo per ribadire agli amici la sua fama di tombeur des femmes.

Corro da te è il remake italiano della commedia francese Tutti in piedi, che ha conquistato il pubblico d'oltralpe con un mix di political incorrectness e afflato romantico.

Dietro la riuscita di una storia fortemente improbabile c'era la vis comica e la reputazione trasgressiva del regista-sceneggiatore-interprete Franck Dubosc, che tenevano in piedi (perdonate il gioco di parole) il film e riuscivano a camminare sul filo teso di una comicità lievemente surreale e basata sul desiderio di trattare argomenti delicati come la disabilità senza moralismi e falsi pudori. La versione italiana ha invece un problema di tono, perché alterna bruscamente le vicende e le caratterizzazioni dei personaggi - in particolare Gianni, che passa rapidamente dall'essere un cinico sguaiato alla Vittorio Gassman ad un tenero romantico - senza la necessaria gradualità e senza quella capacità tutta francese di rompere le righe mantenendo saldo lo schieramento. Un problema di tono rifratto in tante piccole disattenzioni che minano ulteriormente la credibilità dell'insieme, già messa fortemente in dubbio dalla premessa narrativa. È chiaro che in una commedia la sospensione dell'incredulità è un requisito richiesto al pubblico, ma all'interno di questa sospensione bisogna potersi ancorare alla verità emotiva della storia, e in questo Corro da te è altalenante, benché i due attori protagonisti, Pierfrancesco Favino e Miriam Leone, facciano del loro meglio per dare credibilità ai loro personaggi.

Più riusciti i "caratteri" minori, come la segretaria Luciana (Vanessa Scalera) e l'amico Dario (Pietro Sermonti). Un passo sopra gli altri Piera Degli Esposti, alla sua ultima interpretazione, che in poche battute riesce a toccare la corda giusta, ovvero quella che avrebbe dovuto sottendere tutto il percorso funambolico del film: cinica ma di cuore, realista ma capace di riconoscere al volo il potere salvifico dell'amore. Riccardo Milani dirige con il suo consueto garbo e la sua solida professionalità ma sacrifica il mordente insito in questa storia e si muove con troppa circospezione intorno ad una materia infiammabile.La commedia, anche quella romantica, non può camminare sulle uova, deve riuscire a romperle senza per questo fare di tutto una frittata. E qui i temi dolorosi cari alla commedia all'italiana c'erano tutti: non solo la disabilità, ma anche la paura della vecchiaia e della morte, e il desiderio di essere amati per quello che si è, senza doversi continuamente spacciare per qualcun altro.

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