Inside Man
“Tutti sono assassini, basta una buona ragione e una giornata storta”: è questa tesi lo spunto di base di Inside Man, miniserie britannica in quattro episodi balzata nelle prime posizioni della classifica dei più visti di Netflix lo scorso weekend (nonostante la partenza in sordina, la piattaforma di streaming non contava molto sulla nuova creature di Moffat dopo lo scarso successo di Dracula). Lo show è un bizzarro incrocio tra una serie high concept (come Devil's Hour, da Moffat prodotta) e un melodramma assurdo che pian piano diventa sempre più grottesco e fatalista; è anche il nuovo giocattolo che si è regalato lo sceneggiatore scozzese responsabile di Sherlock, Doctor Who e Jekyll, scritto con l’unico evidente intento di divertirsi sfoderando senza riserve un atteggiamento di rara - passatemi il termine – paraculaggine. La narrazione di Inside Man scorre su un doppio binario: una trama è ambientata in una prigione americana dove Grieff, un criminologo uxoricida in attesa di esecuzione, accetta di aiutare chi gli chiede di risolvere casi di sparizione.