Lo strangolatore di Boston
Negli anni Sessanta, in America, le donne intenzionate a dedicare la propria vita alla carriera non erano viste di buon occhio. Tra queste c'era sicuramente Loretta, una giornalista della redazione di Moda e costume del quotidiano Record-American, la prima a individuare una correlazione tra alcuni misteriosi e brutali omicidi a sfondo sessuale perpetrati nei confronti di donne mature e sole nella città di Boston, a partire dal 1962. Intenzionata ad andare a fondo della storia e a evadere i confini entro cui i suoi capi e familiari vogliono relegarla, Loretta inizia tra molte difficoltà - non da ultima quella di essere una donna in un ambito professionale allora prevalentemente maschile - un'indagine che porterà alla luce verità oscure, ben lontane da qualsiasi facile risoluzione.
Tratto da un'intricata storia vera, Lo strangolatore di Boston utilizza un celebre caso di cronaca nera per parlare di autodeterminazione femminile ed emancipazione lavorativa in un ambito prettamente maschile.
Senza intuizioni particolarmente brillanti e senza un ritmo sufficientemente incalzante, il film non riesce tuttavia a coinvolgere a pieno, lasciando in larga parte inespresso il potenziale interesse dei fatti reali da cui prende ispirazione, che avrebbero potuto dar vita a riflessioni di più ampio respiro. Dopo l'italianissima Lidia Poët e la britannica Enola Holmes, Lo strangolatore di Boston porta sulla scena una nuova storia di emancipazione femminile in ambito lavorativo ambientata in un passato ben rivolto al presente. Se Lidia era una avvocata torinese dell'Ottocento ed Enola una giovane detective londinese di inizio Novecento, Loretta McLaughlin è una giornalista statunitense che vive in un periodo storico molto più recente, ma non per questo meno complicato per le donne dedite alla carriera: gli anni Sessanta. Ciò che distingue il lungometraggio del 2023 diretto da Matt Ruskin, tratto dall'omonimo film dedicato allo stesso celebre caso di cronaca nera del 1968 con la regia di Richard Fleischer è, infatti, un radicale cambio di protagonista: laddove a condurre la detection era l'investigatore John S. Bottomly - quintessenza dell'eroe americano incarnato da Henry Fonda - qui c'è una giornalista testarda e intraprendente, interpretata da una granitica Keira Knightley. Lo strangolatore di Boston utilizza infatti la storia del noto serial killer americano come espediente per raccontare le difficoltà e la forza della giornalista Loretta McLaughlin. Peccato che nel tentativo di portare a termine entrambi gli obiettivi, il film perda per strada sia la parte thriller sia l'evoluzione della sua protagonista.
Da un lato, infatti, la tensione e il pathos potenzialmente insiti in una storia avvincente e misteriosa come quella dello strangolatore di Boston non vengono sfruttati a pieno. Molto lontano dal lasciare lo spettatore con il fiato sospeso, il lungometraggio avanza con un ritmo zoppicante, non riuscendo a coinvolgere fino in fondo e presentando grandi colpi di scena come normali evoluzioni della trama. Una delle indagini più travagliate e complesse della storia appare fredda e grigia quanto la fotografia del film, in cui spesso si perde la stessa Keira Knightley, la cui interpretazione appare priva del carisma sufficiente per dar luce al suo personaggio. Oltre alla carenza di suspense, l'altro problema del film è proprio la storia della protagonista: incapace di qualsiasi evoluzione, rimane la stessa dall'inizio alla fine e le sue relazioni non vengono quasi mai approfondite. In superficie rimane il rapporto con la collega Jean Cole, come quello con il marito - il cui epilogo appare privo di una vera e profonda motivazione. Interessante il discorso sull'importanza della cronaca locale, troppo spesso sottovalutata, e il ruolo di Loretta come fondamentale punto di intersezione tra la città e i distretti circostanti, così come tra i risultati delle investigazioni giornalistiche e quelle della polizia, allora ancora manchevole di tutti quei mezzi scientifici - come l'esame del DNA - cruciali per raccogliere prove realmente attendibili. Nell'insieme, soprattutto grazie alla complessità degli eventi di cronaca da cui trae ispirazione, Lo strangolatore di Boston risulta un film godibile, seppur facilmente dimenticabile.