Harry Palmer - The Ipcress File
Harry Palmer è molto abile nei traffici tra Berlino Est e Ovest, ma viene scoperto e arrestato. Le sue capacità non passano però inosservate al maggiore Dalby, della WOOC, un'agenzia di spionaggio autonoma sotto il suo controllo e direttamente appoggiata da un ministero. Dalby ottiene così di tirare Palmer fuori di galera, facendo di lui un proprio agente, a cui affianca la veterana Jean Courtney, ben più esperta nell'arte immorale dello spionaggio. Jean, come Dalby, conduce una doppia vita e nasconde anche ai suoi affetti più cari il proprio ruolo. Palmer e Jean si trovano presto alle prese con un complotto che riguarda la bomba al neutrone e che investe Russia e Stati Uniti.
Liberissimo remake di Ipcress di Sidney J. Furie, Harry Palmer - Il caso Ipcress è una serie estremamente stilizzata e cerca, con alterni successi, di ricatturare la magia dello spionaggio dell'epoca.
James Watkins (Eden Lake, The Woman in Black e più recentemente McMafia in Tv) ha curato la regia di tutti gli episodi e ha esplicitamente richiamato il film originale, sia per l'uso delle inquadrature angolate, sia per la messa in quadro di alcune situazioni e oggetti di scena. A ricreare il clima anni Sessanta contribuisce anche il riassunto delle puntate precedenti a inizio episodio, che è presentato con piccole finestre su schermo nero, spesso affiancate in una sorta di split screen e soprattutto ognuna fortemente virata da un colore intenso, giallo, rosso, verde o blu. Ne viene un'introduzione estremamente pop ed estetizzata, che ben si sposa al tono della serie, dove la relativa limitatezza del budget costringe la messa in scena a una certa rigidità, che Watkins cerca con successo di trasformare in una scelta stilistica. La scrittura pure, interamente firmata da John Hodge (Trainspotting), fa il possibile per essere secca e cool come nello spionaggio d'antan, con un effetto oggi antirealistico e ricercato, fatto di battute affilate e continui doppi sensi. Un elemento dell'originale rimane però irriproducibile: il carisma di Michael Caine. A vestire i panni di Harry Palmer è ora Joe Cole, che mette gli stessi occhiali pesanti di Caine ma ha tutt'altra corporatura e sorriso: meno proletario e più chierichetto, Cole arriva da Peaky Blinders e Gangs of London, ma dell'oscurità di quelle due serie non sembra aver portato niente con sé. È notevolmente ampliato, in linea con i tempi correnti, il ruolo di Jean, qui interpretata da Lucy Boynton (appena vista in Agatha Christie's - Perché non l'hanno chiesto a Evans?), che è più da femminista arrabbiata che da donna brillante o seducente come vorrebbe lo stereotipo della spia femminile dell'epoca. A rappresentare la CIA troviamo poi un improbabile afroamericano, che viene presentato in modo ambiguo ma che alla fine, in quanto unico rappresentate della sua etnia, non può che prendere una posizione di un certo tipo, limitando la suspense dell'intreccio.
Va sicuramente meglio sul versante dei personaggi più maturi, come il colonnello Dalby che ha il volto dell'ottimo Tom Hollander e come il suo corrispettivo sovietico interpretato dal trasformista svedese David Denck, che è stato nientemeno che Michail Gorbacëv in Chernobyl. Il loro è un rapporto tra pari che si rispettano, pur se formalmente nemici, entrambi legati al proprio patriottismo ma ben consci dei sacrifici che il servizio alla Nazione richiede alla propria umanità, a cui sanno anche di dover concedere qualcosa. Si tratta di due personaggi stratificati che avrebbero meritato più spazio, soprattutto considerato che l'intreccio è stato pesantemente rivisto. Dell'Ipcress originale non poteva non restare il trattamento che dà il titolo alla storia, una pratica di condizionamento utilizzata per piegare spie e scienziati. Nel film originale però le sequenze in cui era impiegato risultavano assai più incisive e, per il tempo, visionarie, tanto che hanno fatto da apripista alla mitica serie Il Prigioniero.