Operazione speciale Lioness
Joe è una donna al comando di una divisione CIA che organizza operazioni sotto copertura, attraverso le agenti "Lioness". Il compito di queste donne è avvicinare mogli o figlie o amanti di terroristi altrimenti irraggiungibili per l'intelligence americana, trovando l'occasione giusta per eliminarli. L'agente di Joe in Siria viene però scoperta e lei è costretta a sacrificarla, ma mentre sta ancora elaborando la tragica perdita le viene proposta una nuova recluta per una cruciale operazione: Cruz dovrà infatti divenire amica della figlia del numero uno della Kill List americana. Cruz è una marine che ha ottenuto risultati eccezionali in addestramento e sul campo, dove sfoga tutta l'aggressività accumulata in una vita di abusi subiti nell'America dei redneck. La nuova missione però non richiede forza bruta e la obbliga a mettersi in gioco come mai prima d'ora...
La serie di Taylor Sheridan racconta un pantano morale dove si è continuamente obbligati a scelte estreme, sacrifici e violenze, senza nemmeno la certezza di lottare per qualcosa di davvero utile.
Se l'inizio può sembrare eccessivamente patriottico e quasi una propaganda militarista, Operazione speciale: Lioness si rivela via via scettico sulla reale efficacia degli interventi militari americani. Come spesso in queste serie la colpa viene scaricata prima di tutto sui vertici politici, ma nemmeno la retorica del buon soldato ne esce illesa, visto che non si parla di operazioni sul campo ma di una infiltrata che deve arrivare subdolamente vicina a un bersaglio da assassinare senza pietà. Cruz per prima sarà infatti scioccata dalle proprie azioni, disgustata dal dover tradire la donna che è divenuta sua amica così come dall'aver ammazzato un vecchio che le si è presentato in modo gentile e simpatico. Joe le dirà che il suo operato ha tagliato i fondi ai terroristi, ma Cruz risponde che l'unica cosa che hanno cambiato è il prezzo del petrolio. E del resto questa stessa convinzione sembra portata avanti sia dai vertici della Casa Bianca, che cercano di sabotare l'operazione - anche se sono loro stessi ad aver messo il bersaglio in cima alla Kill List - sia soprattutto da Errol, una misteriosa figura che sembra (in modo anche caricaturale) un sinistro esponente del "Deep State", nonché l'unico a sapere davvero come gira il mondo. Tanto che anche sua moglie, interpretata da Nicole Kidman e a capo delle operazioni condotte da Joe, cerca di interpretare le sue sibilline parole quasi avesse a che fare con una sfinge. Sheridan, ancora una volta unico sceneggiatore di tutti e otto gli episodi, non partecipa questa volta alla regia, che per ben quattro puntate è affidata all'australiano John Hillcoat, ormai sempre più regista televisivo. Nel cast, oltre alla citata Kidman, abbiamo Zoe Saldana nei panni di Joe e pure un piccolo ruolo per Morgan Freeman ai vertici della Casa Bianca, ma la vera co-protagonsta è Laysla De Oliveira (la villain di Locke & Key). Sheridan ripesca inoltre alcuni volti dalle sue serie precedenti: Lamonica Garret e Stephanie Nur da 1883, Dave Annable che moriva nel primo episodio di Yellowstone, e l'immancabile James Jordan, passato da I segreti di Wind River a Yellowstone a Mayor of Kingstown. Inoltre ritroviamo il Michael Kelly di House of Cards in un ruolo che ancora una volta lo vede aggirarsi a Washington e operare con rigido cinismo.
La produzione insomma è di alto livello, ma nonostante la seriosità della vicenda la storia è del tutto finzionale: solo il nome "lioness" è ripreso da un reale impiego di militari in Iraq nel 2003, con uno scopo del tutto diverso. Inoltre, nonostante le frasi a effetto e il tentativo di essere attuali nel tratteggiare un'America in crisi, sa tutto di vecchio, perché questa rappresentazione dei terroristi islamici come nemici da snidare ed eliminare a ogni costo è figlia dell'undici settembre e ormai superata da almeno dieci anni, tanto che persino 24 nelle ultime stagioni tendeva a farne a meno. Anche per questo, ma pure per una più efficace regia dell'azione, Echo3 di Mark Boal riusciva molto meglio a raccontare le stesse ombre delle operazioni americane nel mondo contemporaneo. Entrambe le serie ricorrono alla finzione per alzare la posta in gioco, ma mentre Boal rimane plausibile a chi non conosca la situazione politica del Sudamerica, Sheridan si incarta in una rappresentazione della Casa Bianca tagliata con l'accetta. Anche il suo personaggio islamico è poi piuttosto stereotipato e la relazione che instaura con Cruz è molto prevedibile, conferma di autore che in Tv non resiste al richiamo del melodramma per il grande pubblico - strategia che del resto l'ha ben ripagato. Sulla stessa linea c'è poi l'immancabile figlia teenager combina guai di Joe, che sembra l'erede delle figlie di Jack Bauer e del Nicholas Brody di Homeland (altro titolo decisamente superiore a Operazione speciale: Lioness). A dispetto della buona produzione troppe cose sono dunque già viste e la serie impiega l'intera stagione prima di farsi finalmente interessante.