True Detective Night Country
Liz Danvers è una detective dai modi difficili, che in passato si è dimostrata una personalità problematica ed è stata trasferita a Ennis, in una remota regione dell'Alaska. Qui un gruppo di scienziati di una stazione di ricerca sparisce misteriosamente. Verranno ritrovati nudi, sommersi nella neve e morti di paura. Il caso rivela una connessione con una precedente indagine svolta da Danvers e dall'agente Evangeline Navarro, che in seguito si è trasferita negli State Trooper e ora ha con Liz un rapporto difficile. Nonostante le difficoltà però Navarro non può tirarsi indietro, perché gli spiriti stessi la tormentano.
Coppia tutta al femminile per la quarta stagione di True Detective, un rilancio non del tutto convincente firmato dalla regista e sceneggiatrice messicana Issa López, con toni più horror e meno crime.
Nic Pizzolatto, autore delle precedenti stagioni, si limita in True Detective: Night Country a firmare (e incassare) da produttore, ma non ha mancato di fare aspre critiche a quel poco che ha visto della serie, considerandola un palese tradimento della sua visione. Una visione che invece Issa Lopez ha voluto persino troppo omaggiare, infarcendo i sei episodi di citazioni e easter egg fino alla ripresa, nell'ultimo episodio, della più celebre battuta di Rust Cohle (interpretato da Matthew McConaughey): «Il tempo è un cerchio piatto». Dello stesso mitico personaggio ci viene anche raccontato il destino del padre, che assume un ruolo sciamanico, e del resto True Detective: Night Country è soprattutto una storia di fantasmi. Se l'incipit nella stazione di ricerca rimanda alle atmosfere di La Cosa di Carpenter, le apparizioni fantasmatiche si fanno presto sentire e richiamano in una scena persino Twin Peaks - del resto Pizzolatto stesso aveva citato il cinema di Lynch nella seconda stagione di True Detective. Ma se l'autore originale, dopo aver flirtato con l'orrore cosmico dello scrittore di Robert W. Chambers, aveva risolto la prima stagione riportandola terra a terra con un serial killer all'origine degli assassini, in Night Country López opera di puro fanservice e decide di accontentare i fan con una soluzione effettivamente sovrannaturale per la vicenda. Che proprio per questo però sminuisce l'oscurità profondamente umana delle precedenti stagioni e offre una soluzione in fondo più semplice e meno perturbante: solo a credere nei fantasmi si può davvero temere il Male presentato in Night Country, serie che tra l'altro è anche portatrice di uno sentire antiscientifico poco lucido e ancor meno originale. I dialoghi tra gli agenti e la definizione dei caratteri pure non regge il confronto con le stagioni precedenti. Liz Danvers è un personaggio spesso sopra le righe, che con le sua battute cerca di esorcizzare le proprie problematicità interiori, mentre Evangeline Navarro finisce per ricadere nello stereotipo del buon selvaggio capace di vedere oltre il limitare del nostro mondo. Il giovane e poliziotto idealista Peter Prior, assistente di Danvers, commette poi negli ultimi episodi un atto tra i più innominabili con una efficienza repentina non proprio convincente.
Il pubblico, per lo meno quello americano, ha comunque abbracciato il nuovo corso della serie, che del resto mira molto più compiacere, a partire dalla sigla pop: l'onnipresente brano di Billie Eilish "Bury a Friend", accompagnato da immagini assai meno affascinanti degli elaborati fotomontaggi che caratterizzavano le prime stagioni. Una scelta che vuole segnare da subito uno stacco con le prime stagioni e l'inizio di un nuovo ciclo, ma che allo stesso tempo non ha una personalità altrettanto forte e anzi risulta immediatamente dimenticabile. A fare di True Detective: Night Country una serie comunque discreta e godibile sono soprattutto le interpretazioni, con una divertita Jodie Foster, un'intensa ex pugile Kali Reis e un ambiguo John Hawkes. L'operazione di rilancio è dunque formalmente riuscita, ma per dimostrare di avere fiato dovrà fare meglio di così.