Marylin ha gli occhi neri
Diego ha dei problemi di contenimento delle frustrazioni ed è ripiegato su se stesso. Clara è affetta da mitomania, dice bugie così convincenti da convincere anche se stessa della loro veridicità. I due fanno parte di un gruppo sottoposto a riabilitazione forzata sotto la guida di uno psichiatra che tenta, non senza difficoltà, di liberarli dalla concentrazione su sé obbligandoli a gestire un ristorante per le persone del quartiere. Dopo la serie televisiva che li ha visti condividere per tre stagioni il set relativo alle vicende del periodo di Tangentopoli, Miriam Leone e Stefano Accorsi tornano a lavorare insieme in un film diretto da Simone Godano e scritto da Giulia Louise Steigerwalt, una coppia professionalmente sempre più affiatata.
Non era facile scrivere e poi dirigere un film sulle problematiche psichiche senza scivolare nella retorica o ridicolizzare le problematiche stesse che affliggono chi è affetto da queste patologie. I due ci riescono senza mai andare sopra le righe e suscitando, anche quando propongono il tormentone della paziente incapace di contenere le proprie esplosioni verbali, sorrisi venati di comprensione.
In un periodo storico che, grazie alla pandemia, ha accentuato le nevrosi di vario genere, gli 'occhi di Marilyn' ci propongono uno sguardo che non nasconde i problemi ma si apre alla speranza. Diego e Clara scoprono progressivamente che anche i loro punti deboli possono essere positivamente inclusi nella loro evoluzione personale. Ciò che conta non è eliminarli ma sapere come tenerli sotto controllo. Godano e Steigerwalt hanno realizzato una commedia amara che, finalmente, ha al centro gli alimenti e la loro lavorazione non più come competizione o ricerca finalizzata ad un'estetica della portata talvolta autoreferenziale. Nella loro cucina e nel ristorante annesso si impara che anche il piatto più semplice (il menu prevede un'unica proposta al giorno) richiede attenzione e collaborazione. Questo una volta che, nel nostro mondo 'social', si accetti la sfida con se stessi nel passare dal virtuale alla realtà. Grazie a un pregevole cast di comprimari Godano mette in luce le doti di Accorsi e Leone che già conoscevamo ma che non avevamo ancora visto messe a frutto in un lavoro di coppia così intenso e compiuto. Diego con i suoi tic, le sue paure ma anche le sue accensioni e Chiara con i suoi mezzi sorrisi e con una convinzione di innocenza apparentemente inossidabile sono due personaggi che diventano persone. È nata una nuova coppia nell'ambito della commedia che si spera di incontrare nuovamente in futuro. Il cinema italiano ne ha bisogno.